Calendario di Eventi

L Lun

M Mar

M Mer

G Gio

V Ven

S Sab

D Dom

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

1 evento,

Cantico | Intreccio di voci

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

1 evento,

2 eventi,

ENGAGE 2025

0 eventi,

1 evento,

Ritratti Veneziani

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

1 evento,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

0 eventi,

Magazine

L’appello di Noa: “Non abbiate paura della pace”

“Io voglio vivere da ottimista. Voglio cantare da ottimista. Voglio credere che si possa davvero vivere nella pace. E con la mia musica io provo a realizzare questo sogno, proprio qui, in questa realtà fatta di conflitti. Perché questa è la forza della musica. Perché la musica può davvero essere la colonna sonora della pace. Perché la musica si trasforma in ali per tutte le persone che credono nella pace”. La cantante israeliana Noa intreccia i suoi pensieri allo stesso modo in cui tesse la trama delle sue canzoni. Lo fa usando lo stesso tono coinvolgente e potente, in un flusso che diventa, per ogni persona che la ascolta, connessione profonda, in primo luogo spirituale ed etica.

Parla senza filtri, Noa, ospite della Fondazione di Venezia a Palazzo Flangini per la conversazione che fa da anteprima al festival internazionale di letteratura “Incroci di Civiltà”. A dialogare con lei il direttore generale, Giovanni Dell’Olivo, che con Noa condivide la stessa visione della musica come strumento di dialogo fra culture anche molto diverse fra loro, oltre ogni confine geografico, oltre ogni schieramento o appartenenza.

Le domande attraversano l’universo della cantante israeliana, oltre trent’anni di carriera musicale costruita attraversando i palchi di tutto il mondo, ed un impegno civile da sempre manifesto, senza esitazioni e senza alcun cedimento a compromessi, timori o convenienze. La pace, anzi, la coscienza della pace, la sua difesa, la sua promozione attiva, sono il fil-rouge che accompagna il flusso appassionato delle parole con cui Noa si rivolge ad un pubblico che per lei non è mai solo platea, e con cui e per cui impegnarsi ad indagare il presente con il disincanto di chi ha capito da tempo che la vita è una straordinaria polifonia, da valorizzare in quanto tale.

“Non lasciatevi trascinare da chi amplifica solo la violenza e la paura – conferma Noa – qui in Europa i media stanno facendo questo. Chi parla in positivo non viene rilanciato. Nessuno racconta tutti i progetti pacifici che tante persone stanno portando avanti sia in Israele, che in Palestina, o tutte le manifestazioni che ogni giorno prendono vita contro il governo israeliano da una parte e contro Hamas dall’altra. La cosa migliore che ognuno di voi può fare è sostenere la pace. E questo non può coincidere con il sostenere una parte sola. Dovete aiutarci a convivere nella pace. Non sostenete gli estremismi. Sia Hamas che il governo di Israele sono estremisti. Questa è la verità. E l’Europa deve dire: noi vogliamo lavorare con voi, con tutti voi, per la pace”. Noa ricorda con trasporto che “siamo noi che creiamo la nostra azione”, come fa chi si riconosce in It’s Time, l’organizzazione che riunisce israeliani e palestinesi sotto un’unica parola d’ordine: pace. A simboleggiarla due mani che diventano ali di colomba, e lingue diverse che ne sintetizzano il senso.

Invita a non aver paura della pace, Noa. Lo fa spronando il pubblico a porsi sempre domande che diano un senso al nostro stare nella vita, nella famiglia umana, nella dimensione della natura in ogni sua manifestazione. “Chiediamoci sempre quale sia la strada migliore che possiamo percorrere, quella più giusta, quella più pacifica. Possiamo iniziare a percorrerla da soli, e questo può fare paura, certo. Ma non resteremo soli a lungo. Soprattutto, fino a quando ci porremo domande di senso così profonde eviteremo di lasciare vuoti che qualcuno riempirà inevitabilmente con violenza e con odio. Voi potete fare molto. Ciascuno di voi può fare molto”.

Nella sala del piano nobile di Palazzo Flangini la gente segue con partecipazione le parole di Noa. Non un attimo di distrazione, non un gesto a tradire il minimo calo di attenzione. Così come sul palco, l’artista affascina il pubblico con ogni gesto, ogni espressione del volto, ogni sfumatura di voce. E la sintonia diventa assoluta.

Non manca la musica, nella conversazione ospitata nella sede della Fondazione di Venezia. Non potrebbe essere diversamente. A partire dal nuovo album in preparazione, in cui Noa anticipa che ci sarà tutto il suo mondo emotivo, scandito nell’ideale percorso che sempre porta il fiume al mare, e che sempre è permeato dalla paura del fiume di scomparire. Ma così non è, perché ogni discesa al mare è una fusione, è un amplificatore di vita, anzi, un generatore di nuova vita. “Per questo il mare forse è una donna, o forse è una madre”, riflette Noa. Parla poi della sua vocazione, quella di essere musicista. “Io sono stata scelta dalla musica – rivela – perché avevo altre aspirazioni, da bambina. Poi la musica ti rapisce e tu diventi come un albero, che assorbe la luce e la trasforma in nutrimento. I musicisti fanno la stessa cosa: assorbono le emozioni e le trasformano in nutrimento artistico e spirituale. È così che la musica diventa dono”.

Noa si lascia quindi trasportare da un veloce viaggio attraversando maestri e generi che, nel corso della sua vita, hanno ampliato la sua sensibilità musicale e la sua passione per spartiti, strumenti, note ed armonie. Dalla musica operistica ai musical, passando attraverso i nomi di Bach, Leonard Bernstein, Paul Simon, Joni Mitchell, Sting, Miles Davis, Ella Fitzgerald, solo per citarne alcuni. E poi il riconoscimento di tanti artisti eccellenti anche nel panorama di oggi, quello più contemporaneo. “La musica buona vive in tutti i generi – sottolinea Noa in chiusura di evento – per trovarla bisogna avere le orecchie ed il cuore aperti. Seguite l’istinto e la troverete ad attendervi”.