Venezia, 11 ottobre 2021 – Gianni Berengo Gardin e la Fondazione di Venezia, un rapporto fatto di stima e di profonda intesa artistica che il grande fotografo, oggi novantunenne, ha voluto rafforzare ulteriormente donando alla Fondazione trentasei stampe in bianco e nero legate ad un progetto ispirato dal poeta cinquecentesco Pietro Aretino. Le opere sono parte delle fotografie che Berengo Gardin ha realizzato per la raccolta “La più gioconda veduta del mondo. Venezia da una finestra”, edita nel 2018 da Contrasto, in cui il fotografato racconta per immagini frammenti di vita quotidiana colti dalla stessa finestra da cui Pietro Aretino, intorno agli anni Trenta del XVI secolo, aveva osservato relazioni, attività e celebrazioni fra la Pescheria, il Ponte di Rialto e il Fontego dei Tedeschi. Nelle fotografie oggetto della donazione tornano ad animarsi luoghi e situazioni, in parte immutati nei secoli, in parte profondamente trasformati nei mezzi e nei costumi. Fotografie in cui vengono fissate istantanee di regate storiche e scorci di palazzi senza tempo, che si mescolano così ad altri scatti in cui le antiche professioni acquee ed i ritrovi conviviali sono rivestiti a nuovo, pur conservando i medesimi tratti nella sostanza dei gesti e delle relazioni.
Le trentasei stampe donate dal fotografo alla Fondazione di Venezia costituiscono ora uno dei più significativi nuclei della collezione della Fondazione, che include il Fondo fotografico De Maria e il Fondo Zannier. Nel primo confluiscono 230 stampe all’albumina e 11 stampe fotografiche cianotipiche realizzate da Mario De Maria, 4.500 stampe ricomprese nella sezione contemporanea, 1.500 fogli provino a contatto, negativi fotografici e diapositive, insieme ad alcune migliaia di scatti che raccontano la vita pubblica e privata di Adele, vedova del figlio di Mario De Maria, Astolfo, insieme al secondo marito, il regista Giulio Macchi; nel secondo, acquisito da Italo Zannier, primo docente di “Storia della fotografia” in Italia, ritroviamo 1.700 scatti realizzati fra l’Ottocento e i giorni nostri con tutte le tecniche fotografiche, oltre ad una biblioteca specializzata con circa 12.000 opere.
Gianni Berengo Gardin – protagonista insieme a Maurizio Galimberti, della mostra che la Fondazione di Venezia ospita fino al 9 gennaio 2022 nella propria sede di Rio Novo nell’ambito delle manifestazioni per i 1600 di Venezia – è nato a Santa Margherita Ligure (Genova) il 10 ottobre 1930. Ha iniziato a dedicarsi alla fotografia nei primi anni Cinquanta e ha pubblicato i primi scatti nel 1954, su “Il Mondo” di Mario Pannuzio. Nel 1962 si avvia la sua carriera come fotoreporter, una professione che lo porta a collaborare con testate nazionali e internazionali come Domus, Time, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Stern. Berengo Gardin ha realizzato centinaia di mostre in tutto il mondo, accompagnando l’attività espositiva con cataloghi ed altre opere a contenuto fotografico. Appassionato e lirico osservatore del mondo e delle relazioni umane, ha sempre raccontato la società contemporanea senza filtri, né fotografici, né di pensiero, attraversandola in ogni suo aspetto. Ha vinto nel 1994 l’Oscar Barnack Award per un reportage sulle comunità di zingari in Italia. Nell’ottobre del 2008 a New York gli è stato assegnato il Lucie Award alla carriera, quale riconoscimento per i suoi meriti fotografici. Nel maggio 2009 l’Università Statale di Milano gli è ha conferito la laurea honoris causa in storia e critica dell’arte. Gianni Berengo Gardin vive a Milano. È membro dell’agenzia fotografica “Contrasto” e del Circolo Fotografico La Gondola di Venezia.