Ci vuole attenzione, discrezione, delicatezza, umiltà, per cogliere un processo di trasformazione, per fermare il momento esatto in cui nasce un’immagine, per trattenere l’immediatezza di una emozione, per offrire agli altrui occhi i segni del dolore che si fanno comunque sfida, impegno, fatica, conquista, speranza, di esercizio in esercizio, di improvvisazione in improvvisazione.
Ci vuole pazienza per attendere che lo spazio si riempia di quell’impalpabile potenza che in teatro viene definita Presenza e che sottende l’essere pienamente dentro quello che si fa. Ci vuole esperienza per trasformare, attraverso le foto, un luogo e fare apparire altre realtà.
In scatti che testimoniano la tensione a porsi e a suscitare sempre domande.