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Se io fossi Daredevil

Chissà in quanti ci siamo chiesti cosa faremmo e come cambieremmo il mondo se fossimo dei supereroi. Se fossimo, ad esempio, Superman, o Wonder Woman, o Spider-Man, o Batman, o Iron Man, o anche Wolverine. Se lo sono chiesti anche le ragazze e i ragazzi dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che, grazie ad un progetto della sezione di Venezia, si sono posti proprio questa domanda: se io fossi… pensando, non a caso, a Daredevil, ossia l’alter ego di Matt Murdock, ragazzo di New York che, nel famigerato e violento quartiere di Hell’s Kitchen, riesce a salvare un uomo cieco subito prima che venisse investito da un camion. Un gesto nobile e coraggioso che gli fa perdere la vista, a causa degli effetti di una sostanza radioattiva caduta da quel camion. E lo fa diventare un supereroe. Anzi, un fumetto dentro ad un mondo d’invenzione.

Questo interrogativo, che dura lo spazio di un breve sogno ad occhi aperti e nulla più, è diventato, grazie al loro impegno, alla loro tenacia e alla loro creatività, uno spettacolo teatrale, andato in scena nel Teatro di Villa Belvedere di Mira con un meritato sold out. Il titolo del progetto, inserito nel percorso RiformArte e reso possibile grazie alla partecipazione al Bando Cultura della Fondazione di Venezia, non poteva che essere: “Se io fossi Daredevil”. A dargli forma, lavorandoci dallo scorso autunno, sono stati sedici giovani ciechi e ipovedenti, uomini e donne fra i 18 e i 35 anni, che si sono trasformati in attori e cantanti, accompagnati in questa coinvolgente avventura dalla regista Nicoletta Vicentini e dalla vocal-coach Cristina Luciani.

Il risultato è il racconto di una storia tutt’altro che inverosimile, in cui tre sconosciuti, alcuni con disabilità visiva (vera o presunta) costruiscono un’originale e solida amicizia attraverso peripezie e dialoghi sempre più serrati. Tra ironia e riflessioni, luoghi comuni e falsi miti, i protagonisti hanno parlato di disabilità visiva con leggerezza e profondità, tra musica e recitazione. Un cieco è un supereroe come Daredevil? La disabilità è una condizione che riguarda persone speciali o è una caratteristica umana a cui adattarsi nel miglior modo possibile nel segno della normalità?

“Questo è un altro traguardo importante per i nostri giovani e per le persone con disabilità visiva – sottolinea Gabriele Marino, Presidente della Sezione di Venezia dell’UICI – che riusciamo a conseguire grazie al rinnovato sostegno della Fondazione di Venezia. La Fondazione e UICI, da due anni, collaborano proficuamente nel permettere alle persone cieche e ipovedenti di avvicinarsi all’arte e alla cultura. Con questo spettacolo, in particolare, i ragazzi possono testimoniare la loro quotidianità. Possono informare, conoscere, farsi conoscere e confrontarsi su un tema che spesso causa imbarazzo alle persone che non vivono la disabilità: come rapportarsi con l’altro senza pietismo e senza concezioni errate”.

La commedia, integralmente accessibile alle persone con disabilità visiva, si è proposta anche come una straordinaria palestra di esperienza per chi invece non ha problemi di vista, garantendo la possibilità di scegliere se guardare lo spettacolo con gli occhi, o se vederlo con gli altri sensi, sollecitati in particolare attraverso un uso sapiente dei suoni e delle descrizioni. All’immaginazione sono stati lasciati anche i colori, come lo sono nella realtà per una persona cieca. Gli oggetti e i vestiti di scena erano infatti in bianco e nero. È stato dunque lo spettatore a scegliere se basarsi sull’udito o sulla vista, sulla sua fantasia o sulla realtà di scena, in base a come ha desiderato porsi rispetto al momento che stava vivendo a teatro. Un’occasione per fare un passo in più, tutti insieme, sulla strada di una inclusione fatta in primo luogo di consapevolezza.